PERCHE' E' DIFFICILE PASSARE ALL' AZIONE




Le nostre azioni parlano di noi, ciò che facciamo fa parte della comunicazione non verbale, in base alle nostre scelte, comunichiamo agli altri qualcosa di noi stessi. Agire è una forma di comunicazione ma purtroppo viviamo in un mondo di parole dove mancano i fatti concreti.
Agire è comunicazione, viviamo in un mondo di parole dove mancano i fatti concreti. E' giusto chiedersi perché è così difficile passare all'azione?

Vediamo insieme alcune considerazioni sulla difficoltà di agire concretamente, per esempio, dopo un incontro di lavoro (essere consapevoli dei meccanismi psicologici che, solitamente, allontanano dall’azione, aiuta a mettere in pratica i propri obiettivi) pensiamo alle riunioni di lavoro. Sarà capitato anche a voi di spendere parte della giornata in incontri con colleghi e responsabili. “Un’altra riunione inutile”; “È solo una perdita di tempo” è il pensiero comune.
Perché le riunioni difficilmente portano qualcosa di concreto? è esattamente così, tant'è vero che pensavo proprio di fare in questo modo…, ma è proprio così che succede…”

Ecco un esempio di commenti a conclusione di una riunione di lavoro o di un corso di formazione, dove si toccano i punti dolenti della gestione di un’azienda. Lo scopo di questi incontri è proprio quello di proporre soluzioni per migliorare gli aspetti organizzativi o logistici dell’attività. Spesso, non si tratta di affrontare complessi problemi strutturali – che richiederebbero un impegno importante, per esempio in termini economici – ma si sta parlando di quello che si potrebbe fare subito, in concreto, per ottenere un miglioramento immediato. Abbiamo partecipato alla riunione pieni di entusiasmo, condiviso nuove idee e suggerimenti utili per cambiare le cose: ma cosa accade dopo l’incontro?

TRA IL DIRE E IL FARE… NON CAMBIA NULLA!

Durante la riunione sono tutti d’accordo, si crea un bel clima di squadra ricco di voglia di fare. Poi, torniamo al nostro posto di lavoro come se nulla fosse accaduto e tutto torna come prima. Perché è così difficile mettere in pratica quanto stabilito in riunione? Che fine fanno quei contenuti che hanno riscosso unanime entusiasmo da parte di tutti? Mesi dopo, chi ha partecipato all’incontro, si ritrova - e i discorsi sono sempre gli stessi:
Tutto è rimasto uguale,  del resto, il tempo è quello che è, c’è sempre tanto da fare…
“Sì, l’incontro è stato interessantissimo, ma poi, quando arrivo in azienda, ci sono mille cose da fare, il tempo vola… non riesco più a far mente locale.” “Per carità! Meglio non mettere in discussione quello che funziona, non si sa mai…” “Cambiare le cose è sempre difficile. I dipendenti hanno le loro abitudini, sai…”

E così tutto rimane uguale a prima, pochissimi mettono in atto cambiamenti concreti, la gran parte dei progetti nati durante la riunione rimane pura teoria.
Perché le buone intenzioni non diventano realtà?
Riflettiamo su ciò che accade dopo aver condiviso con altre persone - e con grande entusiasmo - un piano comune e facile da attuare. Quanti di noi mettono in pratica davvero le strategie stabilite durante le riunioni? Perché è così difficile pianificare un’azione e poi eseguirla? Perché è così arduo cambiare la realtà?

TRA IL DIRE E IL FARE C’È DI MEZZO IL “DARE”

Dobbiamo abituarci a dare impegno, decisioni, leadership, fiducia, esempio, positività, energia, lavoro, creatività, concretezza, azioni. In una parola: dare “fatti”. Dare fatti concreti, in prima persona, senza aspettare che lo facciano gli altri. La cosa più difficile è fornire i fatti. La concretezza, ecco cosa ci manca!
Ognuno di noi, prima di lamentarsi e criticare, dovrebbe fare un esame di coscienza e chiedersi:
"Ma io, che cosa ho fatto di concreto?”
“Ma io ho dato?”
“Ma io ho fatto?”
“Ho impegnato davvero una parte di me e delle mie energie?”
“Mi sono adoperato pienamente affinché le cose cambiassero?”
“Ho messo in atto un’azione che possa modificare il corso degli eventi e andare oltre la loro abituale evoluzione?”
La differenza fra “parlare” e “fare” è semplicemente chiedersi se abbiamo dato una parte di noi.

È la base della realizzazione di se stessi: la consapevolezza di aver fatto qualcosa, di essersi spesi, di aver tentato di cambiare il corso degli eventi. In altre parole, è questo ciò che ci fa star bene. Poter arrivare a casa la sera, voltarci indietro e guardare il campo di battaglia alle nostre spalle con soddisfazione, anche se abbiamo messo in atto soltanto un piccolo passo, ma nella direzione del cambiamento.

“NON SI PUÒ FARE”, “NON NE SONO CAPACE”

Non limitiamoci a usare la nostra “incapacità di agire” come scusa per non fare le cose, per non affrontare i problemi. Agiamo in prima persona, usiamo la nostra testa, il nostro tempo, mettiamoci tutta la cura e la fatica del vero impegno.
Non limitiamoci a pagare con il denaro il tempo degli altri, non lasciamo che siano altri a decidere della nostra attività: agiamo noi in prima persona, non rimandiamo!
Troppo comodo sedersi e lamentarsi che le cose non girano, perché non si “riceve”. Ben più difficile, invece, è stabilire quanto abbiamo “dato” in termini di energie personali.
Per dire che ci abbiamo provato, per meritare dei risultati, dobbiamo veramente voler cambiare le cose. Dobbiamo metterci “del nostro” per creare dove non c’è nulla.

CAMBIARE DAVVERO

Per cambiare davvero la realtà, dobbiamo compiere azioni mai fatte prima e diventare persone che non siamo mai state. Certamente, ma se continuiamo a comportarci some abbiamo sempre fatto, otterremo gli stessi risultati di sempre. Se le cose non vanno bene, e agiamo in modo abituale, come potremmo aspettarci un miglioramento? Chi dovrebbe preoccuparsi di cambiare la nostra situazione se non cominciamo noi stessi per primi?
Il cambiamento vero richiede un’innovazione radicale. Se non siamo pronti a impegnarci davvero, stiamo facendo per finta.
E qui emerge la vera intelligenza imprenditoriale: la cosa più difficile è proprio “saper fare”, prendere decisioni quando non si sa come muoversi, quando cioè ci troviamo nella situazione per la prima volta e non abbiamo alcuna esperienza.

AGIRE DÀ SICUREZZA

Tutti hanno paura, è normale. Rimandare, temere, preoccuparsi sono comportamenti che generano ansia. Agire, al contrario, dà sicurezza. La consapevolezza che si sta facendo qualcosa in concreto distoglie dall’incertezza del risultato e fa stare bene.
Concentrarsi su azioni reali allontana timori e preoccupazioni. Quindi, passiamo all’azione senza dare spazio a pensieri negativi! La parole d’ordine da oggi in poi dev'essere soltanto una: “Fare”. Mettiamo in pratica subito ciò che abbiamo in mente. Non rimandiamo la telefonata, non procrastiniamo le decisioni, non troviamo scuse per non fare le cose. Rimandare aumenta l’ansia e allunga l’elenco dei problemi da risolvere sovraffollando la nostra mente di cose da affrontare. Molto meglio agire subito e vedere cosa succede, senza tormentarsi con mille supposizioni.
Oggi siamo tutti attratti dal successo immediato, come se fosse possibile avere successo o diventare ricchi velocemente e senza impegnarsi.
Siamo stregati dai media e dal pensiero collettivo che propone un facile successo a fronte di scarse qualità. Questo è il sogno americano: una fortuna che arriva troppo spesso e ovunque... come se fosse facile per tutti diventare ricchi e famosi. Le menti geniali, in realtà, sono rarissime, e non è detto che portino al successo. Tutti abbiamo le medesime risorse intellettuali e pratiche: la differenza sta nella psicologia del singolo, nella volontà e nella capacità individuale di passare all’azione e perseverare.
Tutti coloro che hanno avuto successo non sono superuomini ma persone come noi; le loro giornate durano 24 ore come le nostre: hanno semplicemente continuato a "fare" per risolvere i problemi e superare le difficoltà.

LE PERSONE DI SUCCESSO HANNO SPERIMENTATO DIREZIONI DIVERSE, ERRORI E FALLIMENTI PRIMA DI TROVARE LA STRADA GIUSTA

Tutti sbagliano, ma il vero fallimento non è sbagliare ma non riuscire a rialzarsi. 
Prima dobbiamo fare per noi, poi per gli altri. Soltanto chi è appagato con se stesso può trovare in sé energie da dedicare agli altri. Agiamo senza indugi e per primi: vedremo subito il risultato delle nostre azioni senza perderci in congetture.

UN’AZIONE CONCRETA VALE PIÙ DI MILLE PAROLE

Cominciamo ad agire. Anche questo è comunicazione: dice agli altri che abbiamo voglia di fare (o di non fare). A ogni azione ne seguirà un’altra e un’altra ancora, via via con maggiore facilità. Se ci abituiamo ad affrontate subito le attività più semplici, scopriremo quanto è facile mettere in atto anche quelle più complesse.
“Fare” non è poi così difficile! In fondo, anche la vetta più alta si raggiunge un passo alla volta. Cambiare è difficile, significa abbandonare la "zona di confort” che ci è abituale per avventurarsi in un luogo sconosciuto.
Il cambiamento è un evento che ha la forza di modificare le nostre rassicuranti abitudini, di toccare le nostre leve emotive e psicologiche più profonde.
Non ci soffermiamo, ora, a trattare tutti gli aspetti del cambiamento, ma ci limiteremo a valutarne gli effetti all’atto pratico.
Quando dobbiamo scegliere fra un modo di agire abituale e uno nuovo, di solito è più rassicurante replicare azioni e comportamenti già sperimentati. Per esempio:
se incontriamo delle persone a una festa, probabilmente ci avviciniamo a chi conosciamo già;
se dobbiamo fare un acquisto, per prima cosa ci rechiamo in un negozio dove abbiamo già comprato in precedenza;
se dobbiamo attraversare la città per recarci in un posto nuovo, di solito percorriamo le strade conosciute, e così via.
Spesso, percorrere la strada (in senso lato) già percorsa - ripetere cioè scelte simili a quelle fatte in precedenza - è semplicemente una forma di “pigrizia” mentale.
Ognuno di noi ha una naturale tendenza a volersi impegnare poco, a spendere poco “del suo”, a rischiare il meno possibile. In altre parole, a risparmiare le proprie risorse ed energie per timore di un’emergenza futura.
Mantenere le stesse abitudini non richiede alcuno sforzo da parte nostra; non ci costa energia e volontà; non turba lo stato di quiete intima della nostra persona.
Al contrario, il cambiamento richiede impegno e coraggio, genera ansia, spaventa e sfida la nostra pigrizia mentale.
La buona notizia è che all’azione si fa l’abitudine. Le prime volte faremo fatica, ma poi, con l’esercizio e l’esperienza del successo, agire senza titubanze diventerà un nostro tratto abituale.

PER CONCLUDERE

Il tempo delle scuse e delle giustificazioni è finito. Basta prendersi in giro, passiamo all’azione! Nel nostro paese tutti parlano, rimandano e trovano scuse per non fare; soprattutto chi non ha esperienza specifica, dice agli altri cosa dovrebbero fare. Gli strumenti per il successo, inteso come normale e sana conduzione del nostro business o della nostra vita, li abbiamo già acquisiti da innumerevoli corsi, riunioni e articoli letti qua e là.
È il momento di passare ai fatti, senza pretendere cose straordinarie. Miriamo ad azioni che possiamo fare e che sono alla nostra portata, che veramente portino cambiamenti.
Facciamo tutti un esame di coscienza e valutiamo la nostra reale capacità di passare all’azione. La domanda che dobbiamo porci, è:
“Siamo pronti a dare piuttosto che ricevere, nel senso di trovare tutto fatto?”
È finito il tempo delle parole, delle riunioni fiume, delle soluzioni complesse. Non c’è più nulla di nuovo da dire, se non passare all’azione con semplicità e parlare, semmai, dei risultati ottenuti. 

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