40) COME SI MANIFESTANO I DISTURBI EMOTIVI E RELAZIONALI




Per Disturbi emotivi e relazionali si intende l’insieme di disagi e difficoltà che bambini, ragazzi e giovani adulti possono sperimentare nel fare i conti con la propria dimensione emotiva, affettiva e relazionale. Alla base di gran parte di questi disturbi spesso ci sono le rappresentazioni disfunzionali di sé e del mondo circostante che l’individuo si crea, partendo dalla tendenza a ingigantire gli aspetti negativi della realtà, con rigidità e poca flessibilità di pensiero. I soggetti con disturbi emotivi e relazionali spesso nutrono scarsa autostima, assumono atteggiamenti oppositivi e di rifiuto, si sentono impotenti e spesso sperimentano ansia e rabbia.

Come si manifestano i disturbi emotivi e relazionali ?

Situazioni che accomunano diverse tipologie di disturbi emotivi e relazionali sono: • la difficoltà di separazione dai genitori • la difficoltà di socializzazione con i coetanei e la ricerca di un rapporto esclusivo con l’adulto • la difficoltà nella gestione delle emozioni: inibizione emotiva o eccessiva irrequietezza • alcuni sintomi psicosomatici quali nausea e mal di stomaco, mal di testa e disturbi del sonno • prepotenze e prevaricazioni nei confronti dei compagni • l’ansia scolastica e l’ansia da prestazione • isolamento, mancanza di interesse, chiusura, emarginazione • episodi frequenti di rabbia e aggressività come reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica • apatia come diminuzione o assenza di qualsiasi reazione emotiva di fronte a situazioni, eventi della vita di tutti i giorni

Come intervenire?

 I disturbi emotivi e relazionali possono emergere nel contesto scolastico, a partire dalla scuola dell’infanzia, o comunque in ambienti di socializzazione extra familiari. Non di rado sono gli insegnanti a portarli all’attenzione dei genitori che spesso si trovano di fronte a descrizioni incongruenti rispetto all’esperienza che hanno dei propri figli. Di seguito, alcuni dei disturbi emotivo-relazionali più comuni.

 DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO 

Con Disturbi Generalizzati dello Sviluppo si fa riferimento a quadri diagnostici in cui attenzione, percezione sensoriale, umore, funzionamento intellettivo e attività motoria risultano gravemente compromesse in modo generalizzato. Il quadro clinico più grave sfocia in forme di Autismo infantile, ma rientrano tra i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo anche il Disturbo di Asperger o l’Autismo ad Alto Funzionamento. Sintomi dei DGS I bambini affetti da DGS manifestano gravi difficoltà nell’interazione sociale, nella comunicazione verbale e non verbale. In genere i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo sono caratterizzati da: • carenze nel gioco simbolico, nella socializzazione, nell’immaginazione e nella comunicazione • difficoltà a cogliere gli aspetti generali di una situazione e tendenza a fermarsi sui dettagli • difficoltà a pianificare gli obiettivi, a controllare gli impulsi, a organizzare la ricerca • mancanza di flessibilità di pensiero • comportamento rigido, inflessibile Percorso diagnostico e terapeutico I DGS hanno manifestazioni variabili, pertanto è necessaria un’attenta disamina diagnostica da parte di clinici specializzati così da individuare la gravità del disturbo e, di conseguenza, strutturare il trattamento più adeguato. Il percorso terapeutico per i bambini con DGS deve integrare più livelli di intervento. Si deve lavorare sulle competenze affettive, simboliche, comunicative e cognitive non solo con il bambino ma coinvolgendo anche le figure presenti nei contesti di vita familiare, scolastica e sociale. Alcuni centri multi-specialistici privilegiano un intervento di tipo cognitivo comportamentale che opera al fine di favorire la motivazione, la stabilità attentiva e il comportamento intenzionale, il riconoscimento e la differenziazione delle emozioni, la comprensione di sé e dell’altro, la comunicazione, il gioco e il problem solving. Oltre all’intervento con il bambino o l’adolescente si interviene con percorsi di sostegno alla genitorialità: si parte dalla comprensione del problema per poi proporre un modello educativo volto a riconoscere, valorizzare e potenziare gli elementi di resilienza del bambino e del nucleo familiare.

ANSIA 

L’ansia è la reazione naturale a situazioni di pericolo, in cui è necessario stimolare attenzione e impegno. Assume tratti patologici quando lo stato d’ansia è causato da stimoli oggettivamente non pericolosi e condiziona negativamente la vita della persona. Episodi di escalation d’ansia possono sfociare in veri e propri attacchi di panico. Sintomi dell’ansia Tra i sintomi dell’ansia vi sono manifestazioni fisiche quali tachicardia, tensione muscolare, sensazione di soffocamento, e manifestazioni cognitive come pensieri negativi, irrealistici e catastrofici, paura di perdere il controllo, ridotte abilità di problem solving. Nei bambini, i disturbi d’ansia si manifestano anche sotto forma di irritabilità, aggressività e manifestazioni psicosomatiche. Ansia generalizzata Si tratta di uno stato di eccessiva ansia e di preoccupazione immotivata e irrealistica, causata da eventi futuri – compiti in classe, visite mediche - o che si sono già verificati nelle quali si teme che il proprio comportamento e prestazione non siano adeguati. Per formulare diagnosi di ansia generalizzata il bambino o il ragazzo deve sperimentare per un arco di tempo prolungato un forte senso di angoscia e apprensione che spesso portano a irritabilità e bisogno di rassicurazione. Ansia da separazione I bambini con ansia da separazione presentano un’eccessiva difficoltà a separarsi dalle figure di attaccamento, con conseguenti sintomi quali difficoltà a restare a scuola o in ambienti senza genitori, incluso dormire nella propria camera; preoccupazione di perdita di uno o entrambi i genitori; incubi e aspettative di eventi catastrofici. Ansia sociale In caso di ansia sociale, a provocare lo stato d’ansia è il rapporto interpersonale. I bambini interessati da ansia sociale temono il giudizio degli altri - insegnanti, ma soprattutto dei propri pari - a tal punto da manifestare stati di chiusura e isolamento per evitare situazioni di imbarazzo o fallimento. La paura che sta alla base degli stati d’ansia può ingenerare anche altri disturbi quali: • Fobie: le fobie consistono in paure, intense e persistenti nei confronti di situazioni (ad esempio luoghi in alto, chiusi o troppo aperti) o altri stimoli esterni (ad esempio animali non oggettivamente pericolosi). • Ossessioni: si tratta di pensieri o immagini percepiti come fastidiosi e che affiorano alla mente in modo imprevisto e ricorrente creando disagio alla persona che ne soffre. • Compulsioni: sono azioni che si manifestano in risposta alle ossessioni come tentativi di soluzione ad esse, pertanto seguite da un senso di sollievo temporaneo dal disagio causato dalle ossessioni. • Mutismo selettivo: si tratta di un disturbo che accompagna l’ansia infantile. Si tratta dell’incapacità di parlare in determinate situazioni o con determinate persone (ad esempio gli insegnanti a scuola). Non sono tentativi di attirare l’attenzione su di sé, ma l’incapacità di parlare tranquillamente con gli interlocutori che incontra. Percorso diagnostico e terapeutico Per diagnosticare un disturbo d’ansia infantile o adolescenziale generalmente si conducono colloqui con i genitori e il minore volti alla raccolta dei dati necessari. In caso di disturbi d’ansia i professionisti ricorrono agli strumenti forniti dalla terapia cognitivocomportamentale che prevede il supporto e la collaborazione attiva dei genitori con un grado di coinvolgimento che varia sulla base all’età del bambino o del ragazzo. La terapia con i bambini si avvale di diverse strategie che una volta apprese e utilizzate con regolarità favoriscono il superamento del disturbo d’ansia: • l’individuazione e la modificazione dei pensieri disfunzionali • l’esposizione graduale alle situazioni temute, così da sperimentare che queste non rappresentano un reale pericolo, imparando a gestire l’ansia • le tecniche di rilassamento e di mindfulness, quali il rilassamento muscolare progressivo, la respirazione diaframmatica, il training autogeno e il rilassamento per immagini • la valorizzazione degli elementi di resilienza • il parent training, volto a fornire anche ai genitori gli strumenti e le strategie idonee a supportare il proprio figlio.

DEPRESSIONE

 La depressione in età evolutiva fa riferimento a un quadro molto sfaccettato di casistiche, reso ulteriormente complesso dal fatto che spesso bambini, adolescenti e giovani adulti attraversano periodi depressivi altamente mutevoli e dipendenti da una vasta gamma di fattori. In alcuni casi si può trattare di semplici e temporanee flessioni umorali imputabili a fasi di passaggio nella crescita o ad accadimenti cruciali della vita familiare o extra familiare (la nascita di un fratello, la malattia o la scomparsa di un familiare o amico, l‘inserimento o il passaggio di grado a scuola). Inoltre, la qualità delle relazioni e del clima familiare influisce inevitabilmente sul benessere dell’individuo. Sintomi della depressione infantile Le manifestazioni generalmente riconosciute come depressive nell’infanzia vengono distinte sulla base della fascia d’età: • in età prescolare prevalgono sintomi psicosomatici quali disturbi dell’alimentazione, irregolarità nel sonno, ritardo dello sviluppo psicomotorio; • in età scolare la depressione si manifesta con deficit o ritardi cognitivi, scarso interesse e iniziativa nelle relazionali, tendenza all’isolamento, frustrazione, pianti apparentemente immotivati, aggressività accentuata, ansie e fobie ricorrenti quali la paura del buio, della solitudine, degli animali. Inoltre in contesto scolastico spesso la depressione si registra nel cattivo adattamento scolastico marcato da difficoltà nell’apprendimento, insicurezza, timidezza, scarsa autostima, scarso interesse. In queste situazioni determinante è il carico di impegno scolastico: più impegno e maggiori prestazioni sono richieste, più si accentua lo stato di depressione. Frequenti sono gli stati depressivi elettivi: a scuola ma non a casa, nei periodi di attività scolastica e non di vacanza, oppure in presenza di un determinato insegnante. Depressione in adolescenza Alcuni dei sintomi che ricorrono in caso di depressione in età adolescenziale: • umore irritabile o depresso per intere giornate • scarso interesse verso attività prima ritenute piacevoli • sbalzi d’appetito e peso corporeo altalenante • disturbi del sonno • agitazione o rallentamento psicomotorio • bassa autostima, senso di colpa • difficoltà di concentrazione e di presa di decisione • pensieri di morte Percorso diagnostico e terapeutico Se un bambino o un adolescente mostra con una certa continuità segni o sintomi di una possibile sofferenza psicologica è consigliabile rivolgersi a uno psicologo per una valutazione accurata del disagio così da mettere in atto un intervento tempestivo qualora sia necessario. 

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