24a) Devo essere assolutamente sicura prima di agire
Francesca: lamenta di non essere mai soddisfatta, di cercare la perfezione e il controllo in tutto quello che fa.
A dispetto di tutto questo suo affaccendarsi, la sua sensazione è di non avere fatto mai abbastanza, abbastanza presto, abbastanza bene. Nelle rare condizioni in cui sente di avere raggiunto l’obiettivo, si rammarica per non averlo raggiunto prima.
La sua sensazione di fondo è di continua insoddisfazione e il presente è annullato dal pensiero di quello che dovrà fare dopo.
La mia prima prescrizione è una forte suggestione: arrivo fin davanti al dirupo, guardo il mio abisso. Cosa potrei fare o non fare, pensare o non pensare, se volessi caderci dentro?
Cosa potrei fare o non fare, pensare o non pensare, se volessi volontariamente peggiorare?
Come effetto della prescrizione riferisce di sentire avversione verso il suo perfezionismo che le toglie serenità e le impedisce di apprezzare quello che fa.
Dentro a questa sua nuova sensazione mi inserisco e costruisco una concordanza su alcune ulteriori prescrizioni, al fine di attivare in lei un “diverso” sentire, che non può non partire dall’agire, sempre a piccoli passi e con gradualità.
Creare, in altre parole, le condizioni per “inserire un po' di disordine dentro l’ordine, che declinato su di lei diventa “un po’ di incompletezza nella completezza, un po’ di imperfezione nella perfezione “.
Al tempo stesso, vista la sua forte motivazione, l’accompagno a guardare fuori da sé stessa ad aprire i suoi occhi che spesso sembrano quelli di “una marionetta con gli occhi caduti dal di dentro”, verso lo scenario che potrebbe configurarsi oltre al problema: se fossi già fuori dal problema, che scenario mi immagino? cosa farei d se quel momento fosse adesso?
Francesca mi segue, collabora e, a quanto mi dice “sento che un gran peso è andato via, mi sento più leggera, mi concentro di più sulle cose veramente importanti, mi organizzo di più sul qui e ora e accetto i miei sbagli “
Ascoltiamo le sue stesse parole:
“Ricordo all’inizio che ci siamo conosciute perché la mia esigenza era quella di riuscire ad organizzare al meglio la mia giornata, che fosse lavorativa piuttosto che familiare. Pierangela mi ha trasmesso subito fiducia e sono riuscita ad aprirmi con lei. L’appuntamento fisso che avevamo era diventata una piacevole chiacchierata con un’amica “di vecchia data” in grado di poter capire le tue emozioni, i tuoi stati d’animo che emergevano durante i nostri incontri. La grandissima capacità di Pierangela è stata quella di carpire fra le mie parole, l’enorme disagio creato dal perfezionismo, che mi ha creato probabilmente fin da piccola. Quando inizialmente, secondo il suo approccio terapeutico, mi disse che dovevo fare errori di proposito, rimasi sbalordita. Ma come? Io che devo avere tutto perfetto, come posso commettere errori?! Le prime volte dover lasciare qualche lavoro incompiuto oppure con qualche difetto/errore sono stati una fatica tremenda. Tralasciavo, ma avevo il cosiddetto “chiodo fisso”. Poi lentamente capivo che poi non era la fine del mondo, fino al punto che i nostri incontri si sono diradati e quando Pierangela mi ha comunicato che il problema lo riteneva risolto e superato, ho reagito piangendo. Dapprima per la commozione per l’aver finalmente superato un problema che mi creava tanto disagio, in secondo luogo perché Pierangela, la “vecchia e cara amica” non l’avrei rivista per un po’ di tempo. Le nostre chiacchierate erano diventate un appuntamento fisso per me ed un punto di riferimento. Mi permettevano di mettermi a nudo e lei con la sua empatia è stata in grado di percepire anche i più reconditi aspetti”.
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