3a) la parola chiave è una parola chiave
La porta dell’inconscio è chiusa. Le Parole Chiave aprono la porta.
Quando sono angosciato e scontento, so una cosa: “Sono angosciato e scontento!”.
Ma perché, come succede, da cosa? Forse c’è un pensiero ricorrente: “Non l’avrei dovuto fare!”, “Sono triste”, “E' la fine del mondo”, “Vuoto, niente!” o “Prendi questo, bastardo!”.
Queste sono tutte le parole chiave della mia infelicità. Sono la superficie della mia consapevolezza, la cima dell’iceberg e c’è un inferno sotto, che non posso ancora contattare. Ed io ho paura di contattarlo o semplicemente non so come farlo!
Quando uso le parole chiave sto andando in profondità.Sebbene ogni terapeuta possa usare le parole chiave, queste sono utili specialmente ai terapeuti ad orientamento corporeo. Tornerò su questo tra un momento.
Cos’è la “Parola Chiave”?
Con Parola Chiave o frase chiave si intende la parola appassionata o la frase appassionata. Sono colorate di rosso, per l’essere in collera, o di nero, per disperazione, o di bianco e giallo, nell’essere speranzosi e raggianti, o arancioni per il sapore di arance dolci. Tecnicamente, la Parola Chiave e la frase chiave si riferiscono a quelle speciali parole incastrate all’interno della comunicazione verbale del paziente che portano con se una speciale carica emotiva e che rivelano un importante aspetto dell’esperienza del paziente. Ogni volta che udiamo la Parola Chiave possiamo vedere leggeri sbattimenti di palpebre, vibrazioni luccicare e carne bisognosa di tremare: emozione, carica, impulso e forza! O anche i petali di fiore della vulnerabilità.
Un semplice esempio: “Oggi non mi sento molto bene. Infatti, per dirti la verità mi sento di merda! Parola chiave: di merda!
Altro esempio: “Quando mi sono alzato, questa mattina, ho avuto un pensiero ripetitivo: “Sei un disastro! La tua vita è a pezzi!” Parole chiave: disastro! A pezzi!
Ripetendo la Parola Chiave
Come il terapeuta userà la Parola Chiave del paziente? Ripetendola! Non solo ripetendo la sola Parola Chiave, ma ripetendola con intonazione e ritmo vicini a quelli del cliente. Per questa ragione ho scritto le sopraindicate Parole Chiave, come “…solitudine…” e “Non dice una dannata parola!” in compagnia dei loro vari segni grammaticali, dato che l’intonazione ed il ritmo delle espressioni verbali sono parte integrante della Parola Chiave, anche se il lettore non potrà sentire i suoni scritti sulla pagina.
Dal problema alla soluzione usando le Parole Chiave
“Venendo al sodo"
Il “successivo passo” di lavoro verso la soluzione può anch’esso andare avanti con le Parole Chiave: nell’esempio di Louise, lei è venuta fuori con le Parole Chiave “spazio di respiro”. Da qui, abbiamo focalizzato il lavoro sul determinare quali azioni concrete potrebbe intraprendere Louise nell’ordine della creazione “spazio di respiro”, almeno in parte, nel prossimo futuro. La sua idea era di sfruttare l’assenza del marito di dieci giorni per motivi di lavoro, per cercare di ricavare qualche “spazio di respiro” per se stessa: quale sarebbe stata l’ipotesi concreta?
Una serata con le sue due migliori amiche donne, con le quali lei decise di confidarsi più intimamente a proposito del suo stress e confusione, chiedendo loro di promettere riservatezza.
Una serata da sola per andare al cinema con l’intenzione di assaporare questo libero “spazio di respiro”, avrebbe potuto in modo più convincente decidere per la separazione.
E un giorno da sola con i bambini all’aria aperta (“spazio di respiro”) nell’ordine d’idee di rinforzare ed esplorare la relazione di unico genitore che potrebbe diventare più abituale per il loro futuro.
Ancora una volta, tutto questo affrontare “passi successivi concreti”, è accompagnato da parole, “spazio di respiro”, le mani in aria con le braccia aperte, gesti di apertura del respiro (per mantenere l’appropriata vitalità corporea durante la formulazione e l’immaginazione di questi nuovi passi) e l’empatia del terapeuta nell’accompagnamento corpo-voce.
E la Parola Chiave? Questa è la chiave per aprire questi processi inconsci. Il terapeuta segue il paziente passo dopo passo, così può esplorare, primo, il luogo del suo più oscuro inconscio, e poi appena costruisce nuove possibilità verso i piani più alti dove c’è la luce del sole.
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