PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE DEI VALORI

 

L'individuazione è un'unificazione con se stessi e, nel contempo, con l'umanità, ci cui l'uomo fa parte

Il processo di individuazione dei valori è l'individuazione di quello che forma l'uomo da dove arriva e poi crescendo diventa un'uomo completo, perché quella è la legge che ha dentro. In realtà, il processo d’individuazione è quel processo biologico…attraverso il quale ogni essere vivente diventa quello che è destinato a diventare fin dal principio, esiste sin troppa gente che non desidera niente di meglio che essere alienata da se stessa con un buon pretesto. Chi va verso se stesso rischia l’incontro con se stesso, a ogni passo verso l’individuazione si produce una nuova colpa, che richiede una nuova espiazione. I nostri peccati, errori e colpe sono necessari, altrimenti saremmo privati dei più preziosi incentivi allo sviluppo.
Il processo di individuazione porta con sé una “colpa” circoscrivibile nell’ambito di una morale comune, ma che è estranea invece all’interno di un’etica superiore. Qui, questa “colpa” non sussiste più, se non in un quadro di più ampio significato che la cambia in necessità. L ‘individuazione non ha altro scopo che di liberare il Sé, per un lato, dai falsi involucri della “Persona”, dall’altro lato, dal potere suggestivo delle immagini dell’inconscio. Qui si può domandare perché mai sia desiderabile che un uomo si individui. E’ non solo desiderabile, ma indispensabile, perché l’individuo, non differenziato dagli altri, cade in uno stato e commette azioni che lo pongono in disaccordo con se stesso. Da ogni inconscia mescolanza e indissociazione parte infatti una costrizione ad essere e ad agire così come non si è. Onde non si può né essere d’accordo in ciò né assumerne la responsabilità. Ci si sente in uno stato degradante, non libero e non etico. Si dice che è egoistico o “malsano” occuparsi di sé, che la propria compagnia è la peggiore, che fa diventar melanconici; ecco gli splendidi certificati che vengono rilasciati alla nostra natura umana! Ma sono un’espressione autentica del mondo occidentale. Chi pensa cosi, evidentemente non immagina con quanto piacere altra gente sta in compagnia di questi sudici vigliacchi.
Il processo di individuazione è confuso con il divenire cosciente dell’Io, e quindi l’Io viene identificato nel Sé, con l’ovvia conseguenza di un irrimediabile confusione. L’individuazione viene a volte confusa con l’individualismo. In una certa misura i due concetti si sovrappongono come significato, ma l’individuazione, in realtà, è molto più ampia in quanto non si limita a mettere l’accento soltanto sull’Io. L’individualismo finisce spesso per essere una specie di narcisismo, centrato sull’importanza dell’Io e dei suoi bisogni e diritti. L’individuazione, invece, include una gran parte di sviluppo dell’io e di egoismo, ma non finisce lì. Procede includendo e integrando le polarità e le complessità interne ed esterne. Non ignora l’importanza dell’altruismo e dei rapporti, bensì include questi elementi nel proprio programma come parti essenziali di esso. Favorisce sia la stima di sé che un profondo interesse sociale in quanto si concentra sul Sè (non sull’Io), che è comune a tutta l’umanità. L’individualità che nasce dal terzo stadio dell’individuazione è costituita da un insieme unico di elementi umani comuni incarnati in una vita particolare. Questa vita unica non è separata dagli altri o resa più importante di qualsiasi altra vita del pianeta. Si è semplicemente affermata come un esperimento di vita umana, unico a causa della sua posizione precisa nella matrice comune.

L’individuazione non è diventare un Io: si diventerebbe, in questo caso, degli individualisti. Un individualista è un uomo che non è riuscito a individuarsi, è un egoista distillato filosoficamente. L’individuazione è diventare quella cosa che non è l’Io, il che è stranissimo. Perciò nessuno capisce che cosa sia il Sé, perché il Sé è proprio quello che non si è, ciò che non è Io. L’Io scopre di essere una mera appendice del Sé, e di avere con esso una sorta di debole collegamento. Il Sé è qualcosa di estremamente impersonale, di estremamente oggettivo. Se si opera nel Sé non si è sé stessi, è questo che si prova. Lo si deve fare come se si 
Nell’individuazione esistevano quindi i semi di una nuova collettività.
Perciò, come ogni altro archetipo, non può essere localizzato, confinato nell’ambito di una coscienza dell’Io, ma si comporta come un’atmosfera che circondi l’uomo senza limiti spaziali né temporali ben definibili, saper istituire la differenza fra se stesso e la propria ombra è il primo passo sulla via dell’individuazione.

Cosa cambia se si è “consci” o “inconsci” del processo di individuazione?
Se rifiutiamo il processo di individuazione, se non lo accettiamo, esso crescerà dentro di noi, e allora sarà la nostra stessa crescita interiore a ucciderci. Se rifiutiamo la crescita essa ci ucciderà, il che equivale a dire che sé una persona è completamente infantile e non ha altre possibilità, accadrà ben poco; se invece la persona ha dentro di sé una personalità superiore, cioè una possibilità di crescita, allora subentrerà un disturbo psichico.
Ecco perché diciamo che in un certo senso la nevrosi è un sintomo positivo. Essa indica che qualcosa vuole crescere, che la persona non sta bene nel suo stato attuale. Se non accettiamo la crescita essa avverrà contro di noi, a nostre spese; si avrà allora quella che potrebbe essere definita un'individuazione negativa: il processo di individuazione, di maturazione, e di crescita interiore procede inconsciamente, e anziché sanare la personalità finisce col danneggiarla. 
La potenzialità interiore di crescita è pericolosa, perché se non l’accettiamo e non la dispieghiamo, essa ci distrugge. Non c’è altra strada; è un destino che deve essere accettato.
La differenza tra il processo d’individuazione naturale, che si svolge inconsciamente, e quello reso cosciente, è enorme, nel primo caso la coscienza non interviene in alcuna parte; la fine del processo rimane oscura come l’inizio. Nel secondo caso, invece, gli elementi oscuri vengono portati alla luce in tal numero che, da un lato, tutta la personalità viene illuminata sin nelle sue parti più intime e, dall’altro, la coscienza guadagna immancabilmente in ampiezza e profondità di giudizio. Ma se questo processo d’individuazione viene reso cosciente, il conscio deve venir posto di fronte all’inconscio e deve trovarsi un equilibrio tra i due contrari.

Individuazione e Relazioni
Jung ha più volte sottolineato che ogni processo di trasformazione necessita del confronto, della relazione. È difficile immaginare un processo di individuazione come un’opera solitaria e introvertita, ed anche lì dove tale sembra apparire, si scopre in realtà che relazioni significative sono state sempre mantenute: il confronto con figli e figlie spirituali, scampi epistolari, opere spirituali e poemi, che sono tutte forme di intrattenimento con interlocutori. Ognuno di noi esprime una totalità (Sé), non ci si può individuare, in mancanza di un contatto con altri esseri umani. Non si può raggiungere l’individuazione sulla cima dell’Everest o in una caverna in qualche luogo sperduto in cui non incontri nessuno per settant’anni: l’individuazione è possibile soltanto insieme o contro qualcosa o qualcuno. Essere un individuo è essere un anello in una catena, sempre; non si tratta di una situazione totalmente separata, chiusa in se stessa, priva di legami con l’esterno. Ti rendi conto di quanto tu sia legato agli altri esseri umani, di quanto poco tu possa esistere senza avere rapporti, senza responsabilità e doveri, e senza che altre persone siano in relazione con te. L’individuazione è possibile soltanto in mezzo alla gente, per mezzo della gente. Devi capire che sei un anello in una catena e non un elettrone sospeso da qualche parte nello spazio o fluttuante nel cosmo sena uno scopo. Sei parte di una struttura atomica, e questa struttura atomica è parte di una molecola che, con altre, costituisce un corpo. La vita è un continuum, e nel continuum vivente non esiste nulla che sia del tutto separato dall’uomo: se esistesse, perirebbe all’istante e sarebbe spazzato via. In quanto esseri viventi, siamo immersi nel continuum della vita.
Ogni persona raccoglie intorno a sé la propria famiglia dell’anima, un gruppo di persone non creato per caso o per pure motivazioni egoistiche, ma attraverso un interesse o coinvolgimento più profondo, più essenziale: l’individuazione reciproca. Mentre le relazioni puramente basate sulla proiezione sono caratterizzate dalla fascinazione e dalla dipendenza magica, questo tipo di relazione, attraverso il Sé, ha in sé qualcosa di rigorosamente oggettivo, di stranamente transpersonale. Fa nascere un sentimento di “essere insieme” immediato e fuori dal tempo.
In questo mondo creato dal Sé noi incontriamo tutti i molti ai quali apparteniamo, dei quali tocchiamo il cuore; qui non c’è distanza, ma presenza immediata. Non esiste alcun processo d’individuazione in un individuo che non produca allo stesso tempo questo riferimento con i propri simili

Mistero dell’individuazione
Nessuno può cogliere l’individuazione in modo razionale, solamente le immagini la possono esprimere. È un grande mistero, un concetto limite: non sappiamo cosa sia. La definiamo l’unicità di una determinata composizione o combinazione e al di là di questo non possiamo dirne nulla. Si tratta per noi di una realtà, di una realtà posta tuttavia proprio sulla linea di confine della comprensione umana, e tra duemila anni probabilmente si dirà che l’intera idea di individuazione non era che simbolismo.

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